Nella guerra all’eccesso di sale, una ricerca appena pubblicata sulla rivista Hypertension, aggiunge una valutazione del numero di decessi che si potrebbero prevenire nei prossimi dieci anni nei soli Stati Uniti: tra 280mila e 500mila, secondo lo scenario ipotizzato.
I ricercatori diretti daPamela Coxson, matematica che lavora al Dipartimento di medicina dell’Università della California a San Francisco (Ucsf), hanno usato alcune simulazioni al computer per valutare l’effetto sulla mortalità di riduzioni piccole ma costanti nell’apporto quotidiano di sodio, che per il 75% circa viene assunto con i cibi pronti.
Mortalità a confronto
«Gli impatti del sodio su pressione sanguigna, malattie cardiovascolari e mortalità, come pure le strategie per ridurre il consumo di sodio nella popolazione sono tra le priorità del Centers for disease control and prevention» spiega Coxson. «Le stime pubblicate sull’impatto degli interventi mirati alla popolazione per ridurre i consumi usano modelli con approcci differenti, per cui ne derivano stime sulle potenziali modificazioni della mortalità che risultano difficili da mettere a confronto. Per questo, i Centers for disease control and prevention hanno riunito gruppi di ricerca di diverse provenienze geografiche ma con un interesse comune per la condivisione dei risultati, così da facilitare la collaborazione e costruire il consenso sull’impatto a livello di popolazione degli sforzi per la riduzione del sodio». Oggi il consumo medio di sodio negli Stati Uniti è stimato in 3,6 grammi al giorno, e secondo le raccomandazioni delle autorità sanitarie americane potrebbe e dovrebbe ridursi complessivamente del 40%, scendendo a 2,2 grammi entro 10 anni. Una riduzione graduale di quell’entità, in base ai tre diversi scenari ipotizzati dai ricercatori californiani, canadesi e svedesi che hanno partecipato all’analisi, potrebbe prevenire appunto fino a mezzo milione di decessi solo negli Usa. Un’analoga riduzione ottenuta in tempi più rapidi potrebbe addirittura far salire il totale della mortalità evitata a 850.000 unità.
Approcci diversi, risultati simili
«È di grande aiuto sapere che tre gruppi di ricerca che usano approcci diversi giungono a risultati simili» ha commentato Kirsten Bibbins-Domingo, anche lei dell’Università di San Francisco, tra gli autori dello studio. Le simulazioni hanno ipotizzato una riduzione istantanea del 40% dell’apporto di sodio, una riduzione istantanea a un massimo di 1,5 grammi di sodio al giorno – indicato come target ideale dall’American heart association – e la riduzione lenta e graduale, unico scenario considerato realistico, di cui è stata confermato l’enorme impatto sulla mortalità. In Italia, secondo i risultati preliminari pubblicati a metà del 2012 nell’ambito del progetto Minisal-Gircsi (che in 15 regioni italiane ha esaminato 1.519 uomini e 1.450 donne di età compresa tra i 35 e i 79 anni), il consumo medio giornaliero di sale è pari negli uomini a 10,9 g/24h e nelle donne a 8,6 g/24h . L’ordine di grandezza è confrontabile al dato americano (5 grammi di sale corrispondono circa a 2 grammi di sodio), ed è circa doppio rispetto alle quantità raccomandate. «La riduzione graduale potrebbe essere ottenuta con una combinazione di educazione al consumatore e uso di etichette, ma probabilmente deve prevedere anche una regolamentazione che renda disponibili ai consumatori opzioni a basso contenuto di sodio» conclude Bibbins-Domingo.
HYPERTENSION. 2013 FEB 11. [EPUB AHEAD OF PRINT]