SUICIDI TRA I MEDICi

I medici sono tra le categorie professionali più a rischio di suicidio, ma a differenza della popolazione generale, le cause sono problemi sul lavoro come i contenziosi medico-legali o licenziamenti per colpa e ansia da prestazione.

I medici sono tra le categorie professionali più a rischio di suicidio. Il dato è noto da molti anni, grazie a studi epidemiologici svolti negli Stati Uniti. Anche in Europa, però, la categoria professionale di chi si deve prendere cura degli altri non è messa bene: secondo una recente indagine di Baeck, l’associazione tedesca dei medici di famiglia, sono 200 i camici bianchi tedeschi che ogni anno si suicidano, e più numerosi ancora sono quelli che tentano di togliersi la vita.

Disturbi sottodiagnosticati
Quali sono i determinanti di questa vera e propria epidemia? È quanto hanno tentato di capire i medici dell’Università del Michigan con uno studio uscito su General Hospital Psychiatry, nell’ambito del quale sono andati a rileggere le cartelle cliniche dei colleghi che si sono uccisi per valutare il ruolo della malattia mentale conclamata e diagnosticata e quello dei fattori stressogeni di natura psicosociale. «Il tasso di suicidi tra i medici è più alto della media della popolazione di riferimento in quasi tutti i Paesi del mondo» spiega Katherine J. Gold, coordinatrice dell’analisi. «Alcune indagini effettuate su studenti di medicina negli Stati Uniti mostrano un livello elevato di depressione, ansia e burnout, dovuto probabilmente alle modalità molto competitive e fisicamente provanti con cui viene insegnata la medicina. Questo però non spiega perché i suicidi si verifichino dopo, quando il medico è già al lavoro, e perché colpiscano anche Paesi con sistemi formativi meno stressanti». L’indagine ha preso in esame quasi 32.000 casi di suicidio, 203 dei quali riguardavano medici. Nella maggior parte dei casi, le diagnosi di malattia mentale e la presenza di importanti difficoltà lavorative si correla con la professione di medico. I dottori hanno anche un’elevata probabilità di consumare antipsicotici, benzodiazepine e barbiturici secondo quanto rilevato al tossicologico post mortem. Viceversa non si trovano tracce di antidepressivi. «Questo ci dice che tra i medici vi è un rischio più elevato di malattia mentale rispetto alle altre categorie professionali, frequentemente sottodiagnosticata o non trattata correttamente» spiega Gold.

Cause legali, licenziamenti e ansia da prestazione
Lo studio dipinge una figura di suicida che, tra i medici, è molto diversa da quella della popolazione generale. I dottori non hanno, nella maggior parte dei casi, subito un lutto recente o affrontato difficoltà finanziarie. Hanno spesso avuto problemi sul lavoro come cause legali o licenziamenti per colpa. «La salute mentale dei medici è messa a dura prova dal tipo di attività che svolgono e dalla necessità di rapportarsi continuamente con persone sofferenti. Inoltre vi è una innegabile ansia da prestazione, legata alle sempre più frequenti cause per malpractice. Eppure non si fa ancora prevenzione a sufficienza» sostiene Gold, che cita uno studio Canadese pubblicato nel 2011 su Comprehensive psychiatry secondo il quale un quarto dei medici interrogati risulta depresso sulla base di un test di screening. Altri studi condotti in Gran Bretagna e negli Usa hanno evidenziato un tasso di depressione che varia dall’11 al 46%, spesso ben al di sopra della media nazionale. L’indagine tedesca condotta da Baeck aggiunge un ulteriore fattore di rischio all’elenco americano, ed è il carico di burocrazia (molto presente anche in Italia), che copre la maggior parte delle 55 ore lavorative ufficialmente previste dal Sistema sanitario tedesco. Questo elemento causerebbe un calo di autostima nei professionisti della salute e uno scollamento tra le aspettative che li hanno spinti a laurearsi in medicina (aiutare il prossimo, fare ricerca, lavorare in un ambiente stimolante) e la realtà quotidiana. La soluzione? Secondo gli psichiatri del Michigan bisogna agire soprattutto prevenendo i suicidi con campagne di screening per valutare periodicamente la salute mentale dei medici. Così si potrebbero evidenziare anche fattori di rischio come la dipendenza da alcol e da farmaci. La riqualificazione professionale e il recupero del ruolo sociale del medico non sono, invece, questioni di cui può occuparsi la psichiatria.

General Hospital Psychiatry 2013; 35 (1): 45-49

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