Succede spesso che sintomi isolati e temporanei precedano un evento ictale e per la maggior parte non corrispondano alla definizione tradizionale di attacco ischemico transitorio.
È quanto affermano i risultati di uno studio condotto al John Radcliffe hospital di Oxford su 1.141 pazienti colpiti da ictus ischemico che ha analizzato tutti i potenziali eventi ischemici avvenuti nei 90 giorni precedenti l’attacco. In 1.034 pazienti (91%) è stato possibile identificare il territorio vascolare colpito: nella maggior parte dei casi (759) si è trattato di ictus da stenosi carotidea mentre nei restanti (275) è stato coinvolto il territorio vertebro-basilare. In quest’ultimo tipo di ictus, gli attacchi neurologici transitori isolati sono stati più frequenti e si sono verificati 45 volte su 275 (di cui 22 nei due giorni che hanno preceduto l’ictus), mentre nell’ictus carotideo se ne sono avuti 10 su 759 e solo 2 di questi nelle ultime 48 ore. Gli attacchi neurologici transitori riscontrati prima degli ictus vertebro-basilari hanno soddisfatto solo nell’8% dei casi i criteri stabiliti dal Ninds (National institute of neurological disorders and stroke) per gli attacchi ischemici transitori; per il resto si sono avuti soprattutto: vertigini isolate, disturbi della visione binoculare, vertigini associate a sintomi non focali, eloquio inceppato e diplopia. Solo il 22% dei pazienti avevano segnalato i sintomi al proprio medico e solo in un caso il medico ha intuito una causa vascolare.